martedì 3 agosto 2010

La Via del Ritorno

La via del ritorno conduce sino a casa. E’ differente rispetto all’andata: non il semplice percorso inverso che credi di conoscere così bene. Piuttosto, è una strada larga perché su di essa trasporti ciò che hai saputo trovare, vivere, ciò che ti hanno regalato. Per tale motivo ti costringe a segnare il passo, per fare memoria. Perché essa è come un fiume che trascina ciò che incontra e trattiene solamente il materiale pesante; tutto il resto, il futile, scorre e sparisce rendendo la via libera per un altro cammino.
La via del ritorno racconta un passato prossimo del quale senti ancora l’odore, riconosci i suoni. Non si è spento il sole sull’ultima sua immagine che già l’alba successiva riscalda i nuovi raggi. Una corsa contro il tempo, una clessidra che travasa. Sulla via del ritorno non vi è niente di nuovo, piuttosto ogni cosa si trasforma acquistando nuova forma e nuovi colori. E senti d’essere cambiato; e speri di trovarti migliore. Un’occasione per rientrare in sé stessi o un nuovo inizio per allontanarsi per sempre.
La via del ritorno è come un mosaico in cui ogni tessera contiene in sé l’essenza del disegno finale. Di ciascun frammento non puoi farne a meno perché quel minuscolo vuoto generato apparirebbe come voragine agli occhi dell’osservatore attento. E’ un’immagine senza contorni che assume forma e dimensione libera, in funzione della passione infusa, del coraggio dimostrato, del sudore stillato, della fatica consumata durante tutto il tragitto.
La via del ritorno è un viaggio in compagnia; ti concede il privilegio di sentirti gruppo se hai creduto nei compagni. Così da far dimenticare l’andata consumata in una timida e formale solitudine, vagamente diffidente. Un gioco di rapina ed estrema generosità in cui puoi prendere, cosciente di dover donare tutto te stesso. Solo adesso riconosci i volti affidando a ciascuno un nome, il ricordo preciso di una frase o un fatto. Di alcuni senti già la mancanza di altri percepisci la perenne assenza.
La via del ritorno si attraversa nel silenzio che parla al cuore e che racconta l’intero viaggio appena completato. Come un deserto apparentemente arido in cui sai di poter trovare oasi ed orientamento. E’ la distanza esatta tra passato e futuro. La mappa che hai saputo interpretare per la scoperta del tesoro o l’enigma irrisolto che ha ossessionato le notti. Il filo su cui l’equilibrista lascia scorrere i passi per accorciare la distanza tra sé ed il vuoto.
La via del ritorno è lunga e lenta e concede soste per assaporare il gusto della malinconia. Orizzonte sul futuro che conferma l’assenza di un solo arrivo. Pertanto essa stessa è ripartenza verso una meta nuova, un progetto, semplicemente una direzione; guida con la curiosità di sempre, quella che mette in cammino e che rende insofferente la sosta se non per cambiare valigia.
La via del ritorno, per chi cerca Dio, non è la conclusione del viaggio bensì una tappa d’avvicinamento.