sabato 26 dicembre 2009

Equilibrio


Lei volteggiava tra nuvole e pensieri, in cerca di un equilibrio che quasi mai era riuscito a garantirle sicurezza e stabilità.
Così muoveva ogni passo con la pazienza del genitore e la parsimonia del possidente…. Lentamente, ogni suo muscolo elaborava la contrazione che avrebbe prodotto movimento verso la meta o verso il baratro.
Non sapeva far a meno del pericolo anche perché non lo riconosceva come tale. Così per lei era normale passeggiare, in equilibrio, tra le vette del cielo, dribblando i sospiri delle persone che da sotto trattenevano il fiato per evitare lo spostamento d’aria, ipotetico ostacolo in grado di compromettere il percorso.
Strano destino il suo: rimanere così in alto a vibrare trasmettendo l’onda alla corda per controbilanciare l’oscillazione proveniente dalla corda stessa. Quel brivido si diffondeva in tutto il suo corpo filiforme irrigidendo la carne e congelando il sangue stillato dal cuore con ritmo controllato.
Aveva abbandonato il bilanciere perché le sue dita dovevano muoversi libere. Accarezzando ogni refolo di vento ne misuravano forza ed intensità. Con esse rimaneva aggrappata ad un passamano invisibile che afferrava saldamente per ottenere sostegno e continuare indenne sul cavo incerto dell’imponderabile.
Spesso i suoi pensieri l’avevano lasciata sola ad affrontare il percorso della vita; passo dopo passo aveva detto a se stessa che la ragione non esiste e che la verità si nasconde dietro… un filo..! Ed a quanti le urlavano contro domande per chiederle come facesse a rimanere in bilico padrona dell’equilibrio rispondeva candida “…sbagliando..!!” Così sorrideva a tutti anche se alcuni non sempre comprendevano quel limite sottile che permette di distinguere un percorso imperfetto da un altro assolutamente ideale.
La gente contemplava il miracolo della non caduta: tuttavia rimanere stabili nascondeva insidie… il carico di attese aumentava di centimetro in centimetro, giungendo ad un punto di grande confusione.. così la folla divideva il proprio pensiero in quelli che desideravano vederla salva e quelli, meno frequenti, curiosi nell’assistere al suo precipitare.
Sempre vincevano i primi. Lei era divina, con quella forma così esile; garbata ed elegante, sinuosa e conturbante. Ruotava gesti e parole in una strana orchestrazione che muoveva i sentimenti più che la coscienza.
Non aveva mai guardato in giù per controllare la distanza tra la pianta dei suoi piedi ed il suolo. Non per paura ma per il semplice fatto che il suo istinto non percepiva vertigine né abisso; sentiva una soluzione di continuità tra il suo corpo ed il tutto che la circondava ed era questa sensazione a garantirla in piedi.
L’alluce aveva assunto una conformazione particolare quasi ad arpione per avvolgere più possibile il cavo e permettere maggiore stabilità. Il suo sguardo concentrato su quel filo autostrada che contribuiva a dare una direzione, una traiettoria ben precisa.
Lei aveva bisogno di fare l’equilibrista per ritrovare quella parte mai nata, cresciuta o posseduta dal suo modo d’essere squilibrata. Così si costringeva a sfidare il precipizio ed il giudizio.
In quella passeggiata sopra le righe ritrovava un orientamento, un metodo, uno stile di vita che poi l’accompagnavano giù, nel quotidiano.
Un giorno cadde…!
Una distrazione le costò il primato. Fu la prima volta… l’unica! Non sarebbe mai più accaduto perché al suo essere non poteva concedere un errore simile. Si guardò intorno e scoprì attenzione. Tutti avevano fermato la loro corsa per osservare un fenomeno a cui non erano abituati. Nessuno volle commentare o amplificare il fatto.
Così lei si rialzò…! Cosciente di non poter più sfidare l’equilibrio senza consapevolezza. E ricominciò.
Disse “L’equilibrio è la certezza del vuoto circostante… è sapere di non poterlo riempire tutto!!” Per questo riprese il cammino su quell’unica via che conosceva. Il filo teso tra due cardini: il prima ed il sempre. Il caos e la perfezione. Il razionale ed il fantastico. Dentro quel labirinto rimase, per sempre, in equilibrio.